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al testo di Salvatore Armando Santoro
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Sfoglio i tuoi libricini, e li accarezzo, mamma, libri invecchiati, di polvere coperti, con le pagine qua e là consunte e stinte. Apro la nera copertina, con incisa una croce ed una scritta in oro, e dentro, mesto rileggo una preghiera. Io, sì, mamma mia stanca, sono io che leggo la preghiera che da bambino sussurravi mesta, la sera, seduti attorno a una caldana in una casa ormai vuota e lontana. Io che non credo ai santi ed ai martiri, che mi rivedo bimbo, e che pio ascolto, seduti attorno al fuoco, la vita di San Giovanni Bosco. T’ascolto! E la tua voce si confonde, addolorata e flebile da lungi, col forte ruggir del maestrale che gelido s’aggira per le case di questo vecchio borgo di Maremma, e si disperde tra la densa nebbia che umida e fredda sale su dal mare. Savatore Armando Santoro (Boccheggiano 27.10.2002)
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Arcangelo Galante
- 02/02/2018 14:44:00
[ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]
Toccante melodia, che fa vibrare le corde del cuore. Un indelebile ricordo e tributo di grande amore alla figura materna che, con la propria dipartita, ha lasciato un incolmabile vuoto nellanima dolente dellautore. Libricini impolverati, fanno riaffiorare momenti condivisi assieme al calore di colei, che, accanto al figlio, recitava preghiere. Col tempo, essi, sono divenuti testimonianza tangibile di pensieri nostalgici, pur se profondamente amorevoli, nel loro presentarsi. La mente immagazzina ogni sensazione provata, al fine di scolpire, nuovamente, emozioni, forse, anche utili, per affrontare i cambiamenti della vita!
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